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COMPAGNIA OLANDESE DELLE INDIE ORIENTALI
(1602-1800). Compagnia commerciale coloniale
fondata dopo che la ribellione delle Province unite contro la Spagna (1572)
e il passaggio del Portogallo sotto la dominazione spagnola (1580) avevano
chiuso ai mercanti olandesi i porti di rifornimento tradizionali (Cadice
e Lisbona), costringendoli a procurarsi le spezie direttamente all'origine.
Nacque dalla fusione di otto compagnie minori dietro le pressioni degli
Stati generali olandesi che desideravano porre ordine tra le innumerevoli
società di navigazione e coagulare le proprie risorse per strappare
al Portogallo il monopolio commerciale dei mari delle Indie. Il suo organo
esecutivo era costituito dagli Heerem XVII, i direttori, scelti in seno
a una assemblea di 60 rappresentanti degli azionisti con una presenza fissa
di otto delegati della Camera di Amsterdam e quattro provenienti dalla Zelanda.
Il capitale iniziale, pari a circa 6 milioni e mezzo di fiorini, fu diviso
in piccole azioni rapidamente sottoscritte e successivamente rastrellate
dagli stessi direttori, che assunsero così una posizione oligarchica.
Alla Compagnia era stato concesso il monopolio per ventun anni dei traffici
olandesi tra il capo di Buona speranza e lo stretto di Magellano, nonché
l'autorità di edificare fortilizi, stipulare trattati e muovere guerra.
Nella prima metà del XVII secolo la Compagnia prese piede nell'arcipelago
delle Molucche (Amboina nel 1605, Banda nel 1609) dove la sottomissione
dei principati marittimi di Ternate, Tidore, Batjam portò al culmine
la sua potenza. La successiva estromissione di francesi e inglesi le permise
di installarsi nel mar di Giava, di occupare Bantam e di fondare Batavia
(1619). Per il governo delle terre coloniali acquisite la Compagnia creò
un'amministrazione stabile, con sede a Batavia, facente capo a un governatore
generale assistito da un Consiglio delle Indie composto da sedici membri.
La penetrazione proseguì più a occidente con l'impianto di
case di commercio a Johore e Malacca (1641), con le basi sulla costa indiana
del Malabar (1661), con l'invio di mercanti nel Borneo settentrionale (1665)
e di missioni a Formosa. Il trattato di Breda (1667) sancì l'esistenza
di un impero coloniale olandese d'Oriente costituito da una serie di basi
commerciali fortificate dal capo di Buona speranza (1652) a Timor, passando
per lo scalo persiano di Bandar Abbas. La situazione di assoluto monopolio
di cui la Compagnia godeva nel commercio di alcuni prodotti permise agli
azionisti di realizzare profitti altissimi, con un dividendo del 22% nell'arco
della sua esistenza. Tuttavia alla fine del Seicento la sua potenza cominciò
a declinare sia per la concorrenza francese e inglese, sia per la cattiva
amministrazione, sia per le ingenti spese militari dovute alle frequenti
ribellioni indigene. Persi numerosi stabilimenti nel corso della Prima guerra
anglo-olandese (1708-1784), e ceduti i restanti agli alleati britannici
dopo l'invasione dell'Olanda da parte delle armate rivoluzionarie (1794),
nel 1798 la Compagnia cessò i traffici e fu sciolta due anni dopo
lasciando i propri resti allo stato olandese.
A. Volpi

O.H. Spate, Storia del Pacifico (secolo XVII-XVIII). Mercanti
e bucanieri, Einaudi, Torino 1988; E.F. Heckscher, Il mercantilismo,
Utet, Torino 1936.
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